L’anno appena concluso è stato il peggiore da un po’ di tempo a questa parte. Se con il 2020 e la pandemia globale pensavamo di averle viste tutte il 2022 è stato, se possibile, ancora peggio. Crisi energetica, iper – inflazione e il ritorno della guerra in europa sono stati – e sono tuttora – i principali fattori di instabilità che hanno causato una forte volatilità dei mercati finanziari globali. Le ripercussioni, per forza di cose negative, per i rendimenti dei fondi pensioni non si sono, quindi, fatte attendere.
La domanda posta da alcuni aderenti se la rivalutazione del TFR in azienda ha battuto i rendimenti dei Fondi pensione è giusta e merita una risposta dettagliata. Ma andiamo con ordine.
Cosa è accaduto nel 2022?
Già a gennaio l’incremento della domanda di beni, legato alla ripresa dell’attività produttiva sui livelli pre-pandemici, aveva dato le prime avvisaglie di aumento dell’inflazione, a causa della scarsità di reperimento delle materie prime ed il conseguente aumento dei prezzi.
Lo scoppio della guerra poi ha sconvolto tutti, operatori economici inclusi. Incrementando a dismisura i prezzi dell’energia e generando un’impennata dell’inflazione quasi senza precedenti. Come già affrontato in precedenti newsletter le banche centrali hanno reagito con un inasprimento delle politiche monetarie generando ulteriori “tumulti” finanziari.
Questo seguito di eventi ha avuto ovviamente i suoi effetti negati sull’andamento dei mercati finanziari globali, facendo registrare la peggiore annata – per i rendimenti – da oltre 20 anni.
Solo per fare qualche esempio: sul lato azionario il FTSE MIB (principale indice azionario italiano) ha registrato nel 2022 una perdita annua del 12%. Si tratta della peggiore performance annuale dal 2018, quando l’indice era sceso del 16,1%, e della seconda peggiore negli ultimi dieci anni.
Sul lato obbligazionario l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali di tutto il mondo, necessario a contrastare l’inflazione, ha causato una perdita di valore anche per questo segmento del mercato solitamente più sicuro.
Le previsioni dei gestori finanziari per il 2023?
La ripresa potrebbe partire proprio dal mercato obbligazionario.
Per i mercati finanziari l’inasprimento della politica monetaria del 2022 destinato a debellare l’inflazione è stato doloroso soprattutto per il segmento delle obbligazioni quando i rendimenti delle nuove obbligazioni sono aumentati rendendo quelle di precedente emissione meno allettanti per gli investitori.
Tuttavia, la correzione dei prezzi per le nuove obbligazioni ha riportato i rendimenti dei titoli di Stato a livelli che non si registravano da oltre un decennio.
In questi termini il 2023 potrebbe rappresentare il punto di svolta per le obbligazioni, soprattutto per il settore governativo Investment Grade, che compone la maggior parte dell’ investimento del Fondo.
A supporto di questo scenario si registrano le attuali valutazioni di mercato che stimano per il 2023 una probabile riduzione dell’attuale livello di inflazione. Dunque un ritorno a politiche monetarie più accomodanti da parte delle banche centrali in termini di riduzione dei tassi di interesse.
In questo senso la convergenza tra rendimenti alti e il punto di inflessione della politica dei tassi (riduzione) darà la possibilità di ottenere buoni rendimenti sul lato obbligazionario.
E se avessi lasciato il TFR in azienda?
Ovviamente l’andamento del mercato finanziario del 2022 ha avuto effetti negativi anche sulle posizioni dei nostri iscritti (purtroppo non si segnalano per tutto il settore finanziario gestioni con segno positivo).
La domanda da porsi è, quindi,
“è giusto valutare l’andamento del Fondo pensione dal risultato di un singolo anno?
La risposta è no, è sbagliato.
L’investimento pensionistico è un tipo di investimento che ha un lungo orizzonte temporale. Pertanto, valutarne la bontà guardando al singolo anno, positivo o negativo che sia, può condurre a valutazioni errate.
Chi è iscritto a Fondapi da più tempo questo concetto ce l’ha ben presente. Pur avendo, anch’essi, subito la forte flessione dei mercati finanziari la loro posizione presenta ancora rendimenti fortemente positivi. Infatti, il loro saldo previdenziale è di gran lunga superiore al trattamento di fine rapporto versato sul Fondo pensione nel corso degli anni.
Proviamo, quindi, a quantificare quale sarebbe oggi la mia posizione se non mi fossi iscritto a Fondapi e avessi lasciato il TFR in azienda.
Questo esercizio, che può sembrare banale, è l’unico in grado di rispondere al quesito con cui abbiamo aperto questa newsletter: “la rivalutazione del TFR in azienda ha davvero battuto i fondi pensione?”.
Vuoi sapere quanto puoi ottenere dal contributo della tua azienda?
Il rendimento medio decennale di Fondapi confrontato con la rivalutazione del TFR in azienda.
La tabella mostra il rendimento medio decennale dei tre comparti di Fondapi confrontato con la rivalutazione media decennale del TFR in azienda.
L’unico comparto “battuto” è il “Garanzia” comparto che, ricordiamo, andrebbe utilizzato solo a pochi anni dal pensionamento (qui spieghiamo il perché). Inoltre, il rendimento dei comparti di Fondapi qui presentato è già al netto della tassazione sulle rendite finanziarie. Il Trattamento di fine rapporto in azienda è presentato, invece, al lordo della tassazione sulla rivalutazione.
Riteniamo che questa tabella riassuma bene il concetto di investimento con orizzonte temporale di lungo periodo. Prendiamo, ad esempio, il comparto Crescita; nonostante il forte rendimento negativo di quest’anno presenta un rendimento medio decennale medio di circa il 5%, netto!
Ancora, bisogna tenere a mente che grazie alla previdenza complementare oltre al TFR, per chi ha scelto di aderire con il suo contributo personale, c’è anche il contributo da parte dell’azienda.
Ma le percentuali dei rendimenti non ci aiutano a quantificare veramente il divario tra noi che abbiamo preferito il Fondo pensione e i nostri colleghi che hanno optato per lasciare il trattamento di fine rapporto in azienda. Perciò abbiamo quantificato, numeri (numeri, non percentuali) alla mano questa differenza di cifre.
Quanto sarebbe il TFR se non vi foste iscritti?
La tabella confronta l’ipotesi di una posizione di accumulo TFR in azienda rispetto al caso di destinazione del TFR al Fondo pensione (a seconda del comparto scelto) con aggiunta di una quota sia da parte del lavoratore che da parte dell’azienda (stimata per entrambi pari all’1,6%). RAL 19.000€
I vantaggi della scelta di Fondapi nel tempo sono lampanti e mostrano un valore superiore al TFR lasciato in azienda tra i 1800€ e i 2400€
Il grafico, inoltre, non quantifica gli altri enormi vantaggi fiscali della previdenza complementare per chi sceglie di costruirsi una pensione integrativa:
- Importi deducibili ogni anno fino ad un massimo di € 5.164,57;
grazie al versamento sul fondo ogni anno abbassi l’ammontare di tasse pagate grazie alla deducibilità dei contributi tuoi e dell’azienda
- Aliquota fiscale (IRPEF) a prestazione previdenziale tra il 15% e il 9%;
al momento del pensionamento la tassazione applicata dal fondo pensione su quanto accumulato è al massimo del 15%. Ogni anno di iscrizione successivo al quindicesimo scende di 0,3% fino ad un minimo del 9%.
La tassazione del TFR dall’azienda, invece, ha un’aliquota media di imposta sostitutiva che oscilla tra il 23% ed il 25% per redditi medio/bassi.
Sul TFR accantonato durante tutti gli anni di servizio questa differenza di percentuale può arrivare a valere oltre 10.000€ di risparmio fiscale. Un valore enorme!
Conclusioni
Noi ci fermiamo qua. Trarre le dovute conclusioni crediamo spetti a voi.
Ricordiamo che restiamo disponibili a fornirvi tutti i chiarimenti e consigli che vi possono essere utili. Siamo raggiungibili, come di consueto al numero 0422/1745981 (call center) o attraverso il form email a questo link.