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Riflessioni sull’8 marzo: l’adesione femminile alla previdenza complementare

Oggi 8 marzo, rivolgendo un pensiero di auguri a tutte le donne, Fondapi vuole soffermarsi a riflettere sul tema dell’adesione femminile alla previdenza complementare.

Il gender gap e alcune sue cause

In Italia il gender gap previdenziale rimane ancora molto elevato. Sul totale degli iscritti alla previdenza complementare le donne sono solo poco più di un terzo. Eppure, sarebbero proprio loro che potrebbero avere maggiore bisogno di una copertura integrativa una volta raggiunta l’età pensionabile.

È, infatti, noto come l’importo medio delle pensioni in Italia risulti sensibilmente inferiore per le donne rispetto agli uomini.
Tra gli svariati fattori che possono concorrere a questa situazione elenchiamo i due principali:

  • Ricorso alla maternità
  • Ricorso al lavoro part-time

Situazioni queste che, riducendo o bloccando i versamenti previdenziali, inevitabilmente vanno ad abbattere l’ammontare della pensione finale. L’introduzione del metodo di calcolo contributivo ha posto, in questo senso, in drammatica evidenza il tema dell’adeguatezza della prestazione attesa in presenza di carriere lavorative discontinue e intermittenti.

La soluzione al gap di genere va, quindi, ricercata in un avanzamento della condizione lavorativa femminile attraverso misure e servizi volti a ridurre tali discontinuità, riconoscendo il fondamentale ruolo sociale della donna e il valore intrinseco della maternità.

Le proposte

Serve, quindi, la costruzione di un efficace ed efficiente sistema di “welfare” per l’infanzia e, più in generale, per le persone non autosufficienti. Bisogna, poi, collegare queste misure a una maggiore educazione finanziaria. L’effetto positivo non solo influirebbe sulla pensione di primo pilastro (INPS) e, anche, sulla pensione di secondo pilastro (complementare).

Inoltre, l’adesione femminile alla previdenza complementare permetterebbe di accantonare una somma rilevante per coprire alcuni buchi contributivi che potrebbero comunque verificarsi durante tutto l’arco della vita lavorativa!

A tal proposito, in conclusione, ricordiamo lo strumento introdotto con la legge di bilancio del 2017: la RITA. Acronimo di Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, consente ai lavoratori/lavoratrici rimasti inoccupati a pochi anni dalla pensione di ottenere una rendita che li traghetti in tranquillità verso la pensione.

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